Teatro

SALISBURGO, IL TROVATORE

SALISBURGO, IL TROVATORE

Salisburgo, Grosses Festspielhaus, “Il trovatore” di Giuseppe Verdi

UNA STORIA DA MUSEO

Il grande successo di pubblico di questo Festival è la nuova produzione del Trovatore, che Alvis Hermanis, con la collaborazione alla drammaturgia di Ronny Dietrich, immagina ambientato in una pinacoteca, i cui dipendenti si immedesimano nelle storie narrate nei dipinti fino a confondere la realtà e la fantasia. La scena dello stesso Hermanis è la sala di un museo con esposti quadri del Quattrocento, mentre i costumi di Eva Dessecker consentono di separare chi veste al giorno d'oggi (dipendenti e visitatori) e chi alla foggia del Quattrocento (i personaggi del libretto) ma sempre con una forte componente di finzione teatrale, al punto che gli abiti storici hanno tutti i lacci sulla schiena per indossarli svelando sotto l'abito contemporaneo (tranne che Manrico, unico ruolo non “interpretato” da un impiegato del museo). Una finzione dichiarata, insomma, completata dalle splendide luci di Gleb Filshtinsky e dai video di Ineta Sipunova che danno corpo alle visioni dei protagonisti. Il prodotto funziona molto bene nel primo atto, con Ferrando guida italian speaking che racconta l'antefatto a un gruppo di turisti, mentre Leonora e Ines, guardiane della sala, usciti i visitatori “entrano” dentro la storia. Già il secondo atto appare ripetitivo, con la stessa situazione solo che a raccontare è Azucena; poi nei successivi due atti tutto si ripete con meno interesse.

Daniele Gatti dirige i Wiener Philarmoniker con cura esemplare e un suono importante dal punto di vista del volume e degli apporti strumentali.
Non si hanno più dubbi sul calzare di certi ruoli al mezzo di Francesco Meli: il suo Manrico è splendido e perfetto. Anna Netrebko sta intelligentemente adattando il repertorio ai cambiamenti evidenti della voce: una Leonora di grande fascino che resta agile nelle colorature ma intriga per i sontuosi centrali e i sonori gravi. Partendo dal presupposto che Plàcido Domingo non è un baritono (e dunque con tutto quello che si può immaginare sulla chiarezza della voce), il suo Conte di Luna nasce dalla conoscenza del mestiere e merita gli applausi del pubblico. Un gradino sotto questo trio di star assolute è la Azucena di Marie-Nicole Lemieux. Molto bravo Riccardo Zanellato (Ferrando). A completare il cast Diana Haller (Ines), Gérard Schneider (Ruiz) e Raimundas Juzuitis (un vecchio zingaro). Il coro della Staatsoper di Vienna è stato preparato egregiamente da Ernst Raffelsberger. Da registrare il brivido che dà un pubblico elegante e formale come quello del Festival di Salisburgo che applaude con tifo da stadio.

Visto a Salisburgo, Grosses Festspielhaus, il 12 agosto 2014

FRANCESCO RAPACCIONI